Lo scaffale in cui tengo i libri di Aldous Huxley costituisce per me una tentazione permanente: la tentazione di chiudere il libro che sto leggendo, e di riprendere in mano, e aprire a caso, una delle sue opere. Questa azione, di abbandonare un libro non finito per aprirne un altro, è riprovevole, e ne ho piena coscienza. E' una scorrettezza, un piccolo tradimento: tu non sai che cosa l'autore ti riserba nella prossima pagina non letta, rifiuti di seguirlo e di ascoltarlo, sei un cattivo giudice, che fa tacere un teste prima che la sua deposizione sia conclusa; ma la tentazione è forte, e incoraggiata dall'esempio di Huxley stesso, che confessava essere il «desultory reading», la lettura senz'ordine, il suo vizio prediletto.
Cedo sovente a questa tentazione...
Primo Levi, L'altrui mestiere