"Poveri diavoli coloro i quali credono che il regno dell'Ingiustizia possa esser messo contro se stesso opponendo l'ingiustizia all'ingiustizia!

Ringrazio il buon Dio che mi ha procurato maestri in un'età in cui quei maestri si amano. Senza di loro, mi sembra talvolta che l'evidenza della stupidità e della crudeltà mi avrebbe ridotto in polvere, sull'esempio di molti altri che avendo subito precocemente lo choc della vita non hanno piú che l'apparenza di uomini, e assomigliano agli uomini come l'impasto di pietra assomiglia alla pietra. Ho troppo appassionatamente amato i maestri della mia giovinezza, per non essere andato un po' più in là dei loro libri, più in là del loro pensiero. Credo di aver profondamente sofferto il loro destino.

Non si vince l'Ingiustizia, non le si possono piegare le reni. Tutti coloro che l'hanno tentato sono caduti in una ingiustizia più grande o sono morti disperati: Lutero e Lamennais sono morti, Proudhon è morto. L'agonia di Drumont, piú rassegnata, non è stata forse meno amara. Quella di Charles Maurras rischia d'essere più difficile ancora, se la Provvidenza non procura al vecchio scrittore, tra la vecchiaia e la morte, una zona di serenità, impenetrabile agli imbecilli. Io so questo. Se lo sapete anche voi, non vi biasimerò perché voltate le spalle a sciagure ritenute inevitabili.

Vorrei tuttavia persuadervi di affrontarle un istante, non per ritardarne il corso, forse irresistibile, ma per vederle, vederle almeno una volta come sono, vederle coi vostri occhi. Non sono affatto quel che voi pensate. Non rispondono all'idea che ve ne siete fatta. Sono alla vostra altezza, checché ne pensiate. Sono all'altezza della vostra paura. Sono probabilmente questa paura medesima, non credo di parlare alla leggera, ho appena visto un disgraziato paese consegnato interamente a quella specie di demonio. Avreste però perfettamente torto a rappresentarvi tale demonio sotto l'aspetto di uno scialbo diavoletto svuotato dalla colica. È che la vostra immagina zione scambia i primi sintomi del male per il male stesso.

La paura, la vera paura, è un delirio furioso. Di tutte le pazzie di cui siamo capaci, essa è sicuramente la piú crudele. Nulla eguaglia il suo slancio, niente può soste nere il suo urto. L'ira che le rassomiglia non è che uno stato passeggero, una brusca dissipazione delle forze dell'animo. Per di piú, essa è cieca. La paura, al contrario, una volta superatane la prima angoscia, forma, con l'odio, uno dei composti psicologici piú stabili che esistano. Mi domando anche se l'odio e la paura, elementi cosí affini, non siano giunti all'ultimo stadio della loro reciproca evoluzione, se non si confonderanno domani in un sentimento nuovo, ancora sconosciuto, di cui qualcosa talvolta si rivela in una voce, in uno sguardo. No, non sorridete!

L'istinto religioso rimasto intatto nel cuore dell'uomo e la Scienza, che lo sfrutta follemente, fanno sorgere a mano a mano immense immagini, di cui i popoli si impossessano subito con un'avidità furiosa, immagini tra le piú orribili che il genio dell'uomo abbia proposto ai suoi sensi, ai suoi nervi cosí terribilmente accordati alle grandi armoniche dell'angoscia."

Georges Bernanos, I grandi cimiteri sotto la luna

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